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letra de novecento - soulcè & teddy nuvolari

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[strofa 1]
mi chiamo danny boodman
suono ancora come benny goodman
dalla preistoria come john goodman
non abbandono mai la scialuppa
dalla poppa alla prua resto qui con la mia truppa
ti sembra nulla
c’è un pirata che mi burla
mi dice cosa fare, dice “scendi dalla nave”
tanto sulla terra è uguale
anzi è meglio, è regolare
io non mi fido più perché ho capito
qui la gente furba
e non mi sposto di un metro
non arretro, rimo
provo a scendere ma mi fermo al terzo gradino
senza riflettori con un sorriso da scemo
io preferisco essere meno ma scegliere il mio cammino
e non mi servono le vostre feste, invitami
fatti cento donne poi guarda la mia e invidiami
resto fuori dalle lobby e da ogni affare
la musica è l’ultima goccia di questo mare

[ritornello]
sono scelte che prendo
il mondo lo tengo dentro
io come novecento non scendo
sul mare aspetto il momento mio
per bagaglio ho uno strumento
la voce a tempo e il resto sta a dio
sono scelte che prendo
il mondo lo tengo dentro
io come novecento non scendo
sul mare aspetto il momento mio
per bagaglio ho uno strumento
la voce a tempo e ti dico addio

[strofa 2]
mi chiamo danny boodman
scrivo proteste come paul goodman
faccio miracoli alla morris goodman
coi vest-ti e le sciarpe dentro una busta
i lacci delle scarpe stretti e l’anima da bluesman
alzo la voce se la gente alza la frusta
poi alzo le mani al cielo chiedendo una sorte giusta
con gli occhi rossi per il fumo col cuore che pulsa
che ti entra dentro diretto senza che bussa
vivo solo, lontano dal vostro coma
voi pendete da uno schermo che non mi emoziona
fatto di luci sui visi
di finti amici, sorrisi
a trentadue denti che quando non c’è (??) spenti
e non puoi togliermi i miei sogni e i miei spazi
come il cuore dal petto a meno che non mi ammazzi
resto fuori dalle lobby e da ogni affare
la musica è l’ultima goccia di questo mare

[ritornello]
sono scelte che prendo
il mondo lo tengo dentro
io come novecento non scendo
sul mare aspetto il momento mio
per bagaglio ho uno strumento
la voce a tempo e il resto sta a dio
sono scelte che prendo
il mondo lo tengo dentro
io come novecento non scendo
sul mare aspetto il momento mio
per bagaglio ho uno strumento
la voce a tempo e ti dico addio

[strofa 3]
la leggenda del pianista si racconta in tutti i porti
però piano e solo il faro getta luce in quelle notti
io non so se la vissi, la scrissi o la raccontai
ma in quei versi mi ci persi come solo i marinai
questa è la mia famiglia, lo stretto con la sicilia
e vecchi, blu, stanchi come i fianchi del virginian
la musica non giudica, trova la tua
e allineala col vento, novecento gradi a prua
io resto qui, scrivo, combatto la mia guerra
e tutto quello che è normale mi dà il mal di terra
e puoi vedere l’america, non toccarla
la senti nell’amaro della gente che ne parla
perché il futuro non esiste se non nella mente
quando il presente è un’acqua scura che scorre per sempre
quindi stasera suono forte per gridare
“la mia musica è l’ultima goccia di questo mare.”

[ritornello]
sono scelte che prendo
il mondo lo tengo dentro
io come novecento non scendo
sul mare aspetto il momento mio
per bagaglio ho uno strumento
la voce a tempo e il resto sta a dio
sono scelte che prendo
il mondo lo tengo dentro
io come novecento non scendo
sul mare aspetto il momento mio
per bagaglio ho uno strumento
la voce a tempo e ti dico addio

[outro]
“pensa ora quante cose avresti da raccontare
il mondo penderebbe dalle tue labbra
impazzirebbe per la tua musica
credimi.”

“tutta quella città, non si riusciva a vederne la fine
la fine!
per cortesia, si potrebbe vedere la fine?”

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