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letra de memento mori - soi mc

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[testo di “memento mori”]

[strofa 1]
senti, senti quanti neuroni spenti per la mia signorina
mi attanaglia, mi prende per la maglia
combatto con i denti ma resto un uomo morto che cammina
in fila, uno ad uno li ripassa, tassa
ogni singolo segnale che le passa
dalla cima contrattacco, di scatto
con un colpo di tacco
ma nascondo la mano come fosse uno smacco
mi ammacco, a pensare cosa fare
come contrastare, il suo prossimo ricatto
ma lei si prende quel che vuole è nella mia mente
che stende assoni come panni al sole
non mi permette di muovermi, di uscire
con le suе spire, mi costringe ad arrendеrmi alla sua mole
un gigante dagli occhi vitrei
mangia uomini, cancro di yggdrasil
professata dai presbiteri
non importa ciò che desideri
lei ti mangia intanto che dici che domani poi te ne liberi
uno nuovo?! benvenuto nella cerchia degli anonimi
ma che benvenuto, non potevi finire anche tu con gli eroinomani?!
soi scantati, che ormai facciamo quello che vogliamo
da quando ti parliamo, abbiamo fatto in modo che tu ci dessi una mano
ci hai insegnato quello che fai, con chi stai
e che accumuli rabbia piano
piano ciò che fanno non mi importa
è lei il mio problema io la voglio morta
ma stavolta si è portata pure la scorta
perché ha capito che non pensarci mi conforta
una schiera di facce di bronzo che si atteggiano con fare comico
fanno finta di accettare il mio fare catatonico
ma io so e so che ci soffro, e dal dolore vomito
memento mori, più che un motto è il mio mantra cronico
[strofa 2]
donna anche stanotte non mi fai chiudere le palpebre
con il tuo sguardo cupo mi accompagni sull’altare del mio rito funebre
l’ippocrampo è il tuo parco giochi e io sono l’obbiettivo da contundere
vienimi a prendere, ti prego abbracciami l’ultima volta
colta, dentro all’oscurità più folta
l’anima stolta, fa fatica ad uscire dalla molta
la tua palude di paure confonde la faccia smorta
non ho scelta ormai, vivo da simbionte
succube della depressione, adoratore di caronte
evito il male ma mi ritrovo a sguazzare nella fonte
non temere, frate’, non te ne andare, rimmarai incolume
non ci stacchi siamo come colla man
il peso sui pensieri mi stordisce come polvere
meco il tempo passato non sarà uno spreco
io che lecco, la tua pelle mentre fisso il tuo sguardo bieco
mi accieco, ad ammirare la tua mole
che si distacca ogni settembre per volare sulle scuole
ti amo, ma mi duole non sia reciproco
voglio sposarti per annientare ogni mio pensiero prolifico

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