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letra de caterina va in città - overkill army

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[verse 1: x jobba]
caterina è ancora sveglia, cinque del mattino
mentre chi si sveglia inizia il turno dopo il primo cappuccino
lei non dorme, sogna già con gli occhi aperti e una matita
disegna, per tutti è un hobby, per gli introversi è la vita
se vuoi conoscerla, beh, sfoglia ogni sua pagina
è un tutto con la carta, è come se le accarezzassi l’anima
fuori la porta i passi di una madre che è un’estranea
fuori dalla finestra la routine scorre meccanica
un anziano si agita al bar per la retrocessione
si sveglia all’alba per la noia dopo la pensione
pare sempre uno stesso giorno a caterina
lei sogna la fuga e riempie una cartina di golden virginia
su una panchina lì al parco, ha già deciso: “parto”
legge il suo nome e la data sulla carta d’imbarco
solo andata, sola come è sempre stata, già
si vede là nella città che si colora illuminata
poi il giorno arriva, disegni e progetti nella valigia
per il viaggio una compila di bob dylan
con la mamma un abbraccio e uno sguardo intenso
che disse più di quanto si fossero mai dette fino a quel momento
però è già tempo di andare e alla fermata del bus
si fa ancora salutare dal vento di mare
pensa grattacieli e metrò, il bus arriva
lei sale con il sottofondo di knockin’ on heaven’s door
[verse 2: soft]
e caterina va in città con una sacco di propositi e speranze
rinnegando quasi i tempi delle piazze vuote e stanche
conservando i pochi veri affetti, stretti nelle tasche i pugni
decisi e incerti per quei nuovi marciapiedi freddi
l’euforia dei primi approcci con un mondo nuovo
rende tutto luccicante, una sorpresa costante
la meraviglia in ogni uomo, in ogni luogo
persino nel degrado urbano all’ombra di boutique e banche
e piano piano iniziava una nuova vita
segnava nomi a matita, chiamava un nuova amica
a metà tra la metropoli dei party sette su sette
all’intimità di case calde e un po’ strette
genti diverse mescolate agli angoli di strada
un burqa, uno smoking, una camicia strappata
là dove l’attesa di un pullman
unisce mondi opposti di fretta alla fermata
solo andata, di fretta in quel caos che la rende tranquilla
bella al punto che “beato chi se la piglia”
che dal tamarro patinato al borghese impegnato
aveva adocchiato il meno stereotipato
ora che si paga un affitto regale
per un casa normale, con un lavoro da fame
ricerca la spensieratezza del suo primo giorno
e ripensa al mare della sua infanzia per prendere sonno

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