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letra de nati senza (outro) - neima ezza

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[testo di “nati senza (outro)”]

[strofa]
la prima volta a milano ne avevo quattro
lasciato il mio paese, eh, ore di viaggio
mia nonna mi dà un abbraccio, trattengo lacrime e piango
casa del mio babbo costruita con il fango
vengo a milano, discesa a malpensa
c’è mio padre che mi aspetta, aspetta, lo abbraccio in fretta
cinque piani, salgo a piedi, in quattro stretti in una camera
ancora zero problemi, va bene, restiamo stretti
che, in effetti, all’asilo avevo gli occhi un po’ diversi
e i buchi nella testa, taglio diverso dagli altri
se sapessi quanti pianti soffocavo sera tardi
non potevo far rumore, c’eran pochi metri quadri
capivo i miei dagli sguardi, più botte che giocattoli
un bambino uomo, più uomo dei miei coetanei
avrei voluto fare gite pure io alle elementari
ma mancavano i money, mamma, non mi va di andarci
mamma mi riempie di baci, di abbracci
lui era un po’ severo, lo faceva per il bene, abituarmi
il mondo che c’è fuori è un po’ crudele
stavo nel cortile, mai uscito dal quartiere
il sabato poi insieme sul furgone di mio padre
bancarella del mercato la mattina a lambrate
per il freddo doppie calze, doppie giacche, labbra screpolate
fin troppo freddo l’inverno e troppo calda l’estate
odiavo il suo lavoro, sai, meritava meglio
il sabato alle sei a piedi fino al parcheggio
al ritorno c’era sempre da raccontarsi
stare bene dentro al male, in fondo era la prassi
la domenica lo zio in santa rita
vedevo i miei cugini: abi, morad e reda
nel 2012 viene al mondo sofia
mia sorella piccola, mi ha cambiato la vita
mio zio ci voleva bene, dagli occhi lo si capiva
stavamo bene con niente, in fondo bella famiglia
ma le cose belle si sa che vanno via
maledetto quel tumore che l’ha portato via
quanto ho pianto, quanto ho pianto, ho finito le lacrime
sorride anche da freddo, bacio prima di and-rs-ne
non c’è cura per un cancro né cura ad una sindrome
mia sorella dopo un anno, accettarlo è stato difficile
sindrome di rett, l’ho cercata sopra i web
fino a poco tempo fa, ma un antidoto non c’è, eh
la scuola una pacchia, andavo a scaldare la sedia
meno male c’era sabah, portava bei voti a casa
io guardavo mtv, promettevo sempre a mamma:
“un giorno mi vedrete qui, un giorno lasceremo casa”
era piena di m-ffa, mangeremo anche il tartufo
smetteremo bere zuppa riscaldata, non è buona
la mia prima bocciatura in prima media per assenze
poi la scuola con la prof hanno chiamato un assistente sociale
a casa iniziano i litigi peso con mio padre
riconosco le strade, i primi furti e prime canne
la voglia di scappare, voglio iniziare col rap
hafiz mi dice: “non mollare”, questa va anche per te
riposa in pace, frate’ (riposa in pace, frate’, riposa in pace, frate’)
noi al centro educativo, scappatoie dallo sbirro
libri venduti a libraccio, con la scuola abbiamo chiuso
la prima volta in studio con gaber, c’era zizou
non sai quanto ho sorriso, giuro, non ci credevo
sera all’arco della pace, ma in testa c’era la guerra
sp-ccarsi di botte fino a finire per terra
rubare ai più ricchi per noi, sopravvivenza
non è colpa nostra, ma siamo cresciuti senza
quante notti in caserma, notti sulla 90
dormivo per terra, molte volte su una panca
andavamo in piazzale cuoco a cercare vestiti marca
contrattar due euro per poi comprarci una maglia
inizio a farmi i primi giri, vendevamo un po’ sperando di spostare chili
il sogno di tutti, lavorare insieme a ayoub e kili
fare un po’ di impicci, consegnare buste in bici, esce “essere ricchi”
uno, due, tre, il primo contratto mi frega
chissà perché mi son trovato il culo a terra
si fotta la musica, si fotta la carriera
le cose vanno male, torno a vendere di sera
poi la cattura d’arresto, la voglia di andare all’estero
lo stato che mi è contro, la mia faccia sullo schermo
e dopo i primi risultati, i primi vestiti gratis
i primi palchi belli tra hotel e ristoranti
ci siamo muniti d’armi, più cresce la fama più i nemici sono tanti
i primi certificati, la fimi che ci tagga per i dischi d’oro e platino
io non vedevo l’ora di partire l’anno prossimo
e aspettavo l’estate per tornare da mia nonna
ci abbracciava forte, aspettava il nostro ritorno
prima che se ne andasse, ci ho parlato tanto
mi ha detto: “figliolo, coprimi che oggi sono stanca”
il giorno dopo già non c’era, maledetta quella sera
se ne è andata venerdì, nel mio cuore un’altra crepa

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