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letra de ipazia - k1d y0rk

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guardo il firmamento voglio metterci la firma dentro, ma una stella è una scintilla nel tempo brilla un momento solo, nello stuolo di stelle dell’universo ()
circondato da fanatici con sogni nevrastenici che vogliono anestetici per evitare stragi di chi bazzica negli agi, sotto ipnosi da randagi siamo sazi masticando plastica
non vedo un roseo avvenire, se sono rose fioriranno ma se sono mine esploderanno dilaniando vite, io non sono ottimista per natura la natura vista da una certa prospettiva fa paura sai, fa paura -ssai, e ci pensi mai, che forse non siam soli come signs, ci fossero altri soli e pure mondi noi, non saremmo i prediletti eletti visti e letti nei racconti di sti dei iracondi
quanto ci sentiremmo soli e abbandonati, fossimo davvero atei, per questo abbiamo bisogno di credere in dimensioni d’etere in cui dimori il nostro senso d’essere
io credo solo alla verità universale, mica quella presunta tale, racchiusa in scritti redatti in ere p-ssate con l’impr-nta impressa d’ignoranza di quell’epoca impestata di fiabe pensate, per calmare una ressa che esplodeva per la fame, di risposte più che di pane, perché avvertivano anime come incatenate, come fossero in prigione senza scorgere sbarre, si sentivano già corpi morti prima delle bare, paranoici prima delle pare, e convincerli che gli ultimi saranno i primi equivale, a convincerli a non gareggiare
un labirinto ha sempre più efficacia di un semplice muro perché lasci all’oscuro di cosa cela, non puoi scavalcarlo o distruggerlo devi entrare per trovare la strada, salvo poi imboccarne una cieca, spingerti nei vicoli senza più una via, irti di pericoli come una malattia, finirai per uscire da dove sei entrato, credendo di essere scappato via
faro di alessandria conduci le navi al porto, l’odissea dura da troppo, millenni a vagabondare in mare in tondo seguendo carte redatte da un cieco, che ascoltava un muto che parlava a un sordo
biblioteca di alessandria illumina il nostro percorso, non cedere ai saccheggi degli schiavi di teodosio, () loro entreranno e bruceranno l’oro, perdonali atena perché non sanno quel che fanno
non scaglieranno la prima pietra ma la seconda e la terza sì, lapidando ogni forma di conoscenza, hanno fatto temere perfino la reminescenza, degli evi, dei nostri avi, e ora siamo schiavi, allievi, dei nostri carcerieri, lupi convinti di essere cani (ululato) lo senti il richiamo della foresta, echeggia nei meandri del tuo essere come un’orchestra, lo senti il richiamo della foresta come un marinaio sente il mare richiamarlo nella brezza, lo senti il richiamo della foresta, a forza di ignorarlo, ti farà esplodere la testa
ceneri di eretici danno fertili terre, nutrite di sangue infedele versato in guerre, il che, non genera più pane, ma sicuramente, meno bocche da sfamare
per quando ti lapideranno, ti sputeranno, ti insulteranno, ti bestemmieranno
perdonali atena perché non sanno quel che fanno, perdonali atena perché non sanno quel che fanno
per quando ti lapideranno, ti sputeranno, ti insulteranno, ti bestemmieranno
perdonali atena perché non sanno quel che fanno, perdonali ipazia perché non sanno quel che fanno

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