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letra de parole - gian piero alloisio

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parole, son parole, quante ormai ne ho adoperate
e quante ancora lette e poi sent-te
a raffica, trasmesse, a pugno chiuso, sussurrate
sputate, a tanti giri, riverite
adatte alla mattina, messe in abito da sera
all’osteria citabili o a cortina e/o a marghera
con gioia di parole ci riempiamo le mascelle
e in aria le facciamo rimbalzare
e se le cento usate sono in fondo sempre quelle
non è importante poi comunicare
è come l’uomo solo che fischietta dal terrore
e vuole nel silenzio udire un suono, far rumore

amore mio
si è un po’ come i commessi viaggiatori
con campionari di parole e umori
a ritmi di trecento e più al minuto
amore muto, beati i letterari marinai
così sul taciturno e cerca guai
così inventati e pieni di coraggio

io non son quei marinai, parole in rima ne ho già dette
(e quante, a mia sorpresa, faccio dire)
nostalgiche, incazzate, quanto basta maledette
ironiche quel tanto per servire
a grattarsi un po’ la rogna, soffocati dal collare
adatto per i cani o per la gogna del giullare
poi andare sopra un palco per compenso o l’emozione
chi non ha mai sognato di provare?
sia chi ha capito tutto e tutto sa per professione
ci ha l’-rg-smo a scrivere o a fischiare
sia quelli che ti adorano, fedeli e senza intoppi
coi santi non si scherza, abb-sso il milan, viva coppi!

amore mio
beato chi ha le musiche importanti
le orchestre, i sax, le viole sviolinanti
non queste mie di fil di ferro e spago
amore, amore
mi tocca coi miei due giri costanti
far il make-up a metonimie erranti
che gaffe proprio all’età della ragione

e sì son tanti gli anni, ma da un lato ancora pochi
voltaire non ci ha insegnato ancora niente
è questo quel periodo in cui i ruggiti si fan fiochi
oppure si ruggisce veramente
ed io del topo sovrastrutturale me ne frego
“chi sia voltaire” mi dite? vabbè, dopo ve lo spiego
e se pensate questi i vaniloqui di un anziano
li ammetto, ma mettiamoci d’accordo
conosco gente pia, gente che sa veder lontano
e alla maturità dicon sia sordo
perché i rincoglioniti d’ogni parte odian parecchio
la libertà e la chiamano “vagiti”
“ostie” d’un vecchio

amore mio
è tanto bello urlare al qualunquista
o un mezzo scemo o un primo della lista
coprendo d’urla il vuoto ed il tumore
vorrei giurare
che ho smesso di giocar con le parole
ma è un vizio antico e poi quando ci vuole
per la battuta mi farei spellare

le chiacchere son tante e se ne fan continuamente
è tanto bello dar fiato alle trombe
o il vino o robe esotiche rintronan nella mente
esplodono parole come bombe
pillacchere di fango, poesie dette sulla sedia
ghirlande di semantica e gran tango dei m-ss-media
dibatt-to, -ssemblea, reduci, miti, cineforum
sfilata, movimento, sit-in, radio
partec-p-nti uniti, lotta, pugno, spazio, quorum
concerto, alternativa, rock e stadio
sinistra, marx e destra, buco e forza del destino
scazzato, paranoia e gran minestra dello spino

amore mio
lo so che in questo modo cerco guai
ma non sopporto più ‘sti parolai
non stare a dire che ci ho colpa anch’io
amore mio
il gioco è essere furbo e intelligente
e voglio presentarti della gente
se ti interessa, ascoltami e vedrai

ci sono, sai, nascosti dietro a pieghe di risate
che tiran giù i palazzi dei coglioni
più sobri e più discreti e che fan meno puttanate
di me che scrivo in rima le canzoni
i clown senza illusione, fucilati ad ogni muro
se stan così le cose, dei buffoni sia il futuro
son quelli che distinguono parole da parole
e sanno sceglier fra mercuzio e mina
che fanno i giocolieri fra le verità e le mode
i franti che sghignazzano a dottrina
che irridono i proverbi e berceran disincantati:
“fra mina e fra mercuzio son parole, e non son frati”

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