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letra de minosse - claver gold & murubutu

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[testo di “minosse”]

[strofa 1: claver gold]
dove ogni pena si fa carne e corrisponde a un peccato
trapasso i cerchi, scendo in basso come un diavolo alato
le cagne sbranano le salme di chi si è suicidato
pioggia di fuoco sui violenti ed io non mi sono amato
mi son domandato:
“in quale modo puniranno quei peccati miei
se bruciato dagli dei, condannato con i rei?”
se la vittoria qui dipende da con chi ti allei
come pino “io per lei”, per gli amici morirei
per me che ho amato così forte da perdere il fiato
quale pena han riservato per l’amore di un dannato?
per me che ho odiato così poco da non farci caso
genocidio, pietro maso, masticato in abomaso
la bestia mi risputa fuori insieme ai miei dolori
ruota la coda su se stesso e valuta i miei errori
io che annusavo i suoi capelli, raccoglievo i fiori
sarò costretto per l’eterno a non sentire odori

[ritornello: claver gold]
io muoverò il primo passo nell’abisso più basso
tra i golosi all’ingrasso e vespe in frenesia
dove il silenzio fa chiasso, scaglierò il primo sasso
e pagherò il contrappasso per -n-logia
giù e ancora più giù, pa-pa-pa-pa-pa-pa-panta rei
fossi in te mi odierei
ma qua giù il vento è lussuria, minosse s’infuria
letame ed ingiuria, ora scendi più giù

[strofa 2: murubutu]
ora che hai chiuso piano gli occhi del corpo, lotti sul fondo
poi li apri e sfondo vuoto in questo grande buio
ora che hai chiuso invano i conti col mondo, sogni da morto
quando piove, piove fuoco, fiamme nel diluvio
oltre i confini, fra le corti della malasorte
qua il male sorge fra le colpe delle malebolge
qua anime in file quanto i denti stretti fra le morse
qua tante spire quanti i cerchi scelti da minosse
e lì camminerò al contrario fra indovini e maghi
fra altri mille mali, mille piaghe, come pigri e ladri
oppure immersi fra le onde, persi dentro al flegetonte
tormentati dalle mosche come vili e ignavi
una schiatta laida ora salta
qua si alza e si schianta sull’altra ed impatta in silenzio
rinfaccia, poi scalcia, poi sbraita nell’aria
calpestata come caifa con tutto il sinedrio
ed io che amavo questa lingua e il modo come suona
il suono d’ogni nota, ogni sua strofa in prosa
lettere erette, qui elette nella dialettica
devoto alla parola, luce dell’aurora
sarò punito per millenni, a stare senza verbi
ed io finito in questi inferni senza versi, lemmi e termini
ai bordi degli inverni dello storytelling
mentre campo, mentre canto, mendicando una parola nuova

[ritornello: claver gold]
io muoverò il primo passo nell’abisso più basso
tra i golosi all’ingrasso e vespe in frenesia
dove il silenzio fa chiasso, scaglierò il primo sasso
e pagherò il contrappasso per -n-logia
giù e ancora più giù, pa-pa-pa-pa-pa-pa-panta rei
fossi in te mi odierei
ma qua giù il vento è lussuria, minosse s’infuria
letame ed ingiuria, ora scendi più giù

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