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letra de neanche gli dei - apotheosis

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sono smarrito tra le fronde di un universo inesistente
il multiverso è il parallelo di me stesso che saccentemenre impone
di essere onnisciente, all’imbrunire il mio p-ssaggio fa marcire
la canestra di frutta di caravaggio, ti concedo due dita del mio vino

ma solo un -ssaggio il mio sangue è contenuto in ogni raggio
che crea parole fungenti d’abbeveraggio, i miei errori sono
dipinti di beksinski su una tela che si lacera quando cala la sera
i porcospini di parerga & paralipomena, si dimena la mia volontà

amena di scopare con un succubi che mi avvelena, è un harakiri
sul tatami, i gatti antropof-gi di haruki murakami, affascinante
come i sakura durante l’hanami, scorgiamo para-umani sulle navi
e ci accorgiamo che le nostre conoscenze sono architravi distruttibili

se elimini i ricordi di quando franavi minimizzi i limiti
esimiti dal dirimerti sennò delimiti la mente
decomprimiti, emanavi fomiti simili ad amare
piuttosto che soffocare esprimiti

il mio viaggio è solitario perché sono un oligarca
e i miei sodali sono morti sotto gli occhi di un monarca
cammino sopra il filo di una parca che taglio ad ogni p-sso
per rendere il tragitto più vicino al mio trap-sso

voglio imprimere vocaboli dentro le tue arterie
mentre odo cicalecci in mezzo alle intemperie
avete il mio cuore da tenere, spero sia abbastanza cupo
perché i miei urli sono apocopi provenienti da un dirupo

mi rifletto negli occhi del lupo, lui mi osserva
comprende la mia paura, la strumentalizza
per compiacere minerva, è la mia chiave di rottura
sono vincolato ad essere circondato da eterni trimarchione

che sfoggiano l’ignoranza come amplificazione
della propria essenza, accendono un sigaro e fingono
di padroneggiare la propria lingua come pindaro
credono di impressionarmi sono tutti quanti agglomerati

intenti ad ammorbarmi, se prov-ssi ad addizionarmi
otteresti l’infinito perché io vivo nel ciclo eterno
alterno il metafisico all’immanente interno
neanche gli dei possono nulla contro la stupiditá

da schiller ad asimov, affermava novikov
che se morissi per mano mia sarei causa della mia stessa nascita

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