letra de riflessioni - varg117
scrivo quei pensieri che spariscono
tra il giorno che muore il suo rumore le parole che si mischiano
calde mi inibiscono sento che si uniscono mente viaggia e schivo rivivo il mio senso artistico
metrica che mira è un mitra la mia bocca vibra è un sitar attimi di vita finita che attira e trita testi in fogli senza via di uscita mina di questa matita su carta che è già svanita
rosa scura ed appassita
inchiostro nero come il sangue nelle vene mie che scorre
reso nero dal pensiero di chi come me trascorre
notti steso nella melma disteso tra le sue colpe
nel peso che è ciò che occorre per diventare più forte
giuro
che vorrei restare a terra muto
nel silenzio e nel tripudio di chi tace e come me è sopravvissuto al buio e l’ha vissuto
si
fino a vomitarlo in studio
scuro come il cielo di notte senza lampioni
fari nel silenzio di un mondo senza colori
saggi come luna dall’alto che osserva colta
baciata dalla luce di una stella che è già morta
e quante vite spese sospese e lasciate andare
quanti calci in faccia presi e quanti ne hai saputi dare
quanto sentimento racchiuso dentro a uno sguardo
che anche se non parlo il silenzio riesci a ascoltarlo
ho dato calore a persone quando ero congelato
mascheravo il ghiaccio col fuoco che immaginavo
dopo quella fiamma è tornata a scaldarmi l’anima
soltanto che era rabbia e scorreva corrente lavica
e ho scritto ancora pagina e pagina dopo pagina
senza freni alla mia mente questa penna è avida
vuole che dipinga sul foglio ogni mia emozione
vuole intrappolarmi nel testo di una canzone
rifletto su sto letto sdraiato fisso il soffitto
e disegno con le dita parole perse nell’aria
quante volte ho detto a me stesso di stare zitto
e quante volte dentro sto mondo mi manca l’aria
gesto che ripeto ogni volta che esco sconfitto
resto qui nel buio silente della mia camera
ora che però non ho più voglia di star zitto
parlerò per chi sa ascoltare e per chi mi capirà
non esco di in casa altrimenti divento un mostro
l’uomo che mi guarda allo specchio e che non conosco
parte di me stesso che spesso ho lasciato andare
e che in tutto questo non ho imparato mai a controllare
soffoco parole che in gola restano amare
il brivido che sale dal basso e mi fa tremare
fisso chi mi ha odiato a cui ho dato fin troppo adito
serpi cam-ffate celate dietro a un bell’abito
odio stare fermo perché se sto fermo penso
e poi se penso so che penso troppo e tutto perde senso
come un mondo in movimento che si ferma e crolla una casa nelle neve racchiusa dentro a una bolla
lasciata sul comodino e coperta di polvere
presa a un mercatino in un giorno di sole correre sopra a un prato verde ma d’erba che è artificiale che resta bella sempre ma non sarà mai reale
tra foglie secche che non rispecchian quel verde manto come chi è a pezzi dentro e fuori rimane intatto mano che accarezza anche senza avere più tatto e che cerca la dolcezza racchiusa dietro a un contatto
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