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letra de una cena - uochi toki

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ci sono svariati p-ssaggi creativi tra lo stilista e il sarto, tra il regista e chi sta dietro la macchina da presa. eppure per via di una semplificazione necessaria alla prima comprensione che poi da provvisoria diventa definitiva si tende a concentrare l’attenzione sulla modella o sull’attore, fino a quando un abito non diventa il quasi vuoto di un’indossatrice e un film non diventa la vita di un attore. quei registi che anche solo modificano i loro personaggi consolidati e cristallizzati nelle teste degli spettatori, quei registi che seguono il p-sso delle modifiche che loro stessi hanno attraversato nel tempo suscitano rivolte di pubblico indignato oltre che i miei inviti a cena ipotetici. ecco che il giudizio oggettivo su di un film o di un’opera si mostra per quel che è: una condivisione di sensazioni simili ma non uguali di fronte ad una stessa esperienza che cerca di raggiungere ponti di oggettività asfaltando un sottobosco di differenze nella fruizione. una mente concentrata può trarre l’energia di cui necessita anche guardando una sfilata di moda, una pubblicità di disinfettanti o un film di bud spencer e terence hill, una sala cinema piena di gente che si alza contemporaneamente per mandare a fanculo hideaki anno: non ha guardato evangelion 3.0 ma la rappresentazione giudiziale-storico-contemporanea di esto. suona così strano amare i personaggi anche se cambiano nel tempo? indirizzate la visione tecnica ai momenti in cui starete scrivendo, creando o dirigendo un film. che un’opera sia bella o brutta ormai non importa più, dal momento in cui chi fruisce è accluso il film, disco, libro, gioco; quando qualcosa non è bello o fa cagare tutte le espressioni da lì in giù, non siete belli neanche voi: i media vi guardano, lo sapete, smettete di fare come se nulla fosse, come se fosse tutto materiale da p-ssare al vaglio e cestinare, glorificare o rivalutare per qualche giorno. i film vi guardano e non tutti nello stesso modo, i film non finiscono coi t-toli di coda, non credete ai t-toli di coda: il film finisce quando si smette di pensarlo; e non badate alle leggende sul denaro che gira attorno ai film altrimenti diverranno ulteriormente vere, diventeranno quelle il vero film che vi intrattiene. un tipo mi interrompe e mi chiede se ho visto la société du spectacle di debord, io gli dico: “no”, lui mi dice: “è impossibile perché quel che dici è uguale a quel che dice lui”, “ma da qualche parte debord avrà guardato per scrivere e dirigere ciò che ha, forse abbiamo notato cose simili io e debord”. il tipo dice che: “eh non lo so, sarà”, io gli dico che sarà ora di p-ssare ad un’osservazione più avanzata di “questo -ssomiglia a quello quindi siccome questo è venuto dopo allora è poco originale”. anche i commenti sulle somiglianze si -ssomigliano tutti spaventosamente: devo dedurre che l’arguzia si sta riproducendo in modo incontrollato come una cellula mutata che può dare origine a un tumore? togliete tutti questi filtri per favore, se vi guardate un film a sera più la tv, più le serie, più il cinema, più uno sproposito di vite, diventerete insensibili ad ognuna di queste visioni. tempo fa vi dissi di guardare meglio, ora preciso che guardare meglio può anche esprimersi con guardare meno. chiudete gli occhi, -ssaporate il silenzio della vista, riposatevi nell’odore del vuoto: amor vacui e quando aprite gli occhi saranno brevi i flash caotici e non seguite le luci se non ad occhi chiusi

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