letra de i gesti di cattiveria - uochi toki
odio i cani dietro quel cancello! abbaiano sempre quando p-sso, interrompono le mie fantastiche divagazioni. non riesco a farli smettere, vorrei narcotizzarli e sp-ccargli la testa con un grosso s-sso, scaricare la loro carogna in un fosso. i padroni in lacrime mi additano increduli, soffocati dal disgusto, giustamente su tutte le furie. io non ho argomenti, rimango in silenzio mentre chiamano i carabinieri per denunciarmi trattenendosi dal riempirmi di ceffoni. non cerco nemmeno di scappare o giustificarmi: ho ucciso i loro cani, e solo io capisco questo gesto. mentre guardo nel c-n-le la prova delle mie gesta mi siedo per terra e guardo il cielo alle nove e trenta del mattino. all’improvviso uno dei due padroni guardandomi così tranquillo e consapevole capisce, cerca di convincere l’altro che mi si perdoni. vorrei a quel punto che i due proprietari dei cani si unissero a me mentre prendo a calci le carc-sse senza vita dei poveri animali: i carabinieri arriverebbero sul posto e non capirebbero che cazzo sta succedendo!
lavoro come agricoltore nella vigna, la collina, i filari, la casa padronale. entro nel garage per rubare il vino che non bevo e gli attrezzi da meccanico, sfruttando il fatto che i miei datori di lavoro sono amici di famiglia: mi conoscono, per questo si fidano di me. non mi conoscono, per questo si fidano di me. mi stanno anche simpatici, ma voglio rubare lo stesso. devo ricordarmi di parlare di questo fatto ai miei amici: loro devono sapere esattamente come sono fatto, altrimenti non potrebbero fidarsi. magari scrivo un pezzo su questo argomento, così voglio vedere se, raccontando queste cose a degli sconosciuti, essi saranno clementi o si terranno metri e metri di distanza. mentre penso a tutto questo nel silenzio della rimessa, il mio datore entra e mi sorprende con delle bottiglie in mano, per lo spavento le faccio cadere. in pochi secondi mi illumino, comincio a parlare: spiego di aver fatto questo per far capire a una persona normale che non potrà mai più vivere senza sospettare. naturalmente egli non mi sta ascoltando: è sconcertato. vengo licenziato e lui penserà a me trovandomi ign-bile e patetico. solo in parte è vero
una ragazza carina si avvicina, parla con me durante una situazione. cerco di farle presente che razza di merda io sia, e lei non capisce. non riesco a concepire il suo errore di valutazione, ella non sente il cuore rivelatore che batte sotto le -ssi di legno del pavimento. cerco nel dialogo scritto una qualsivoglia forma di chiarimento, tengo sempre le distanze, la offendo sottilmente per via di alcune sue mancanze in cose basilari per la vita, come la cucina o i rudimenti di meccanica. ella si lascia colpire e non cede, non vede che sono un soggetto meschino, che allontana coloro che vogliono stare vicino. provo un incommensurabile piacere nel dire no quando il buon senso dice “approfitta! approfitta!”. delirio di onnipotenza, abbatto la regola dello stronzo che accetta lo scambio di fluidi corporei al prezzo di non essere completamente se stesso. il gioco della seduzione mi provoca la stessa repulsione che comunico io coi miei gesti. rivedendo la ragazza menzionata capisco che i miei motivi sono dei paraventi che nascondono un inumano disprezzo per il contatto, ella aveva solo buone intenzioni e mi sarei sent-to meno ign-bile se avessi approfittato di queste sue ultime
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