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letra de gregorio - placenta zero

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[testo di “gregorio”]

[strofa 1]
inizio dalla fine, diffida di ogni indizio
ti infili in un mistero troppo fitto
io pago dazio al vizio e sevizio il razocinio già sconfitto
da ciò che un tempo ho scritto per assillo
per molti non esisto, beh, io non insisto
so che vive ciò che ho scritto, questo è quanto, il resto non lo decripto
cospargo lettere d’-rs-nico e d’assenzio
e le immergo in beat finché non urlano in silenzio
forse è delirio o forse stai capendo
per gli alchimisti io sono leggenda come [?]
gregorio, colui che ha dato un animo all’inchiostro
e ha preso il posto del suo nome, ancora non si sa come (come no)
è un paradosso e ciò chе posso non si spiega
vivo un incubo che genеra, non cerco che una tregua
al pari dei miei pari pago un antico sbaglio
bersaglio del mio stesso calamaio

[ritornello]
questa è la storia di gregorio, dell’uomo che sfida il vuoto
del vuoto che è dentro l’uomo, del fascino dell’ignoto
dell’odio che brucia un sogno, di un fuoco che sa di zolfo
di un foglio e di tutto quello che ci gira attorno
è la storia di gregorio, dell’uomo che sfida il vuoto
del vuoto che è dentro l’uomo, del fascino dell’ignoto
dell’odio che brucia un sogno, di un fuoco che sa di zolfo
di un foglio e di tutto quello che ci gira attorno
[strofa 2]
scrivo dalla p-b-rtà con facilità e una certa agilità
nel gestirmi le chance con nonchalance
già a quell’età credevo di essere un maestro
ma la mia vanità faceva a pugni con il resto
fatto sta che a furia di andare [?] restavo fermo
ed al successo credevo quanto al padre eterno, tempo perso
celebrità e trip da teleschermo
io volevo qualità e un mondo diverso
capii qual era il vento che soffiava e capii che non c’era verso
scambiai la mia realtà per un quaderno
convinto fosse il perno, la leva, la vena di verità
scelsi il mezzo come meta la mela di adamo ed eva
l’mc si eleva scendendo in profondità
dopo dubbi, dilemmi ed esperimenti da da da
sempre un po’ più in là giunsi all’ignoto come in trance
finché il mio terzo occhio si abituò all’oscurità

[ritornello]
questa è la storia di gregorio, dell’uomo che sfida il vuoto
del vuoto che è dentro l’uomo, del fascino dell’ignoto
dell’odio che brucia un sogno, di un fuoco che sa di zolfo
di un foglio e di tutto quello che ci gira attorno
è la storia di gregorio, dell’uomo che sfida il vuoto
del vuoto che è dentro l’uomo, del fascino dell’ignoto
dell’odio che brucia un sogno, di un fuoco che sa di zolfo
di un foglio e di tutto quello che ci gira attorno
[strofa 3]
ho fatto affari con colui che li ha inventati, ci ho rimesso anche me stesso
cercando di quadrare questo cerchio
mi chiese “cosa cerchi?”, lo sapeva e sorrideva
si vedeva che vedeva che avevo fatto una scelta
in breve voglio avere tocco lieve quando scrivo
tanto lieve che ogni foglio mi deve sembrare vivo
placata quella sete fui di nuovo fra le schiere
di dannati condannati a vite cieche
io che illuminato dal più oscuro intravedevo almeno ombre
mi specchiavo in acque torbide e profonde
braccato dal colombre, col bacio della morte sulla fronte
non ci si nasconde, specie se viaggi in strade sgombre
mostrai al mondo il dono che non mi perdono
ma scrivendo resi immondo ciò che mi sembrava buono
qualcosa mi conduce ma non sono certo muse
rende in musica un museo delle torture, non che io ne sia immune
se vivo e vedo ciò che scrivo sono un tramite
uno scriba incatenato alle sue pagine
se aspetti il gran finale e vuoi fidarti degli indizi
paralizzati perché probabilmente non esisti

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