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letra de quaderni - nocivo regaz

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denny loe:

torno a casa dopo un live a notte fonda
ho ancora voglia di scrivere i miei disagi
b-tto giù la maschera, il meccanismo si altera
si sfoga il mio inquieto vivere, creo castelli akagi
spesso esplodo come un vulcano nei palchi
ma a volte m’isolo perchè sto meglio fuori dai branchi
esterno il mio malessere solo sui fogli bianchi
una carezza non fa crescere come due schiaffi
ti aspettavi un lupo feroce
frate non pensavi che io avessi questa voce
che rapp-ssi solamente in modo veloce
ti dimostro che la musica indipendentemente dal genere
unisce se ciò che hai da trasmettere
è puro e sensato, che nulla del p-ssato qua è lasciato al caso
tu non ti rendi conto quant’è sottovalutato
che a dir la verità qua ci rimani carcerato
ma la musica m’ha permesso di essere libero
quando avevo un pensiero e non potevo esprimerlo
o meglio non riuscivo, perchè troppo timido
venivo preso in giro da ogni uomo piccolo
e adesso muti in sincrono

ed ogni volta che rimango deluso e affranto
io metto un pianoforte e poi viaggio
anche se dura più di 3 minuti soltanto
è un sollievo e faccio una fatica immane a trovarlo
ora che ho in mano un progetto
in mente il piano perfetto
ed io lo tengo per me
ed io lo tengo per me

nocivo regaz:

scarabocchio su un pezzo di carta
solo un quaderno racchiude ogni mio segreto
più grande è il sogno, più il prezzo si alza
io sto in una palude, mentre aspiro al cielo
e faccio a pugni col mostro che è in me
come chi combatte per la pace e poi spara per dio
la mia vita è su questi fogli, altro posto non c’è
il cuore è pesante, ma quando rappo fa parapendio
ora l’inchiostro scorre, rincorre i quadretti
col flow che diventa acqua, percorre ruscelli
non ho penne, ho pennarelli, acquerelli e pastelli
sto pitturando le mie tenebre coi polpastrelli
vuoto interiore, stormo di pipistrelli
sta musica riattacca l’anima in brandelli
ho cicatrici, mica anelli e gioielli
con pennelli e vernici dipingo la venere di botticelli
tu non credevi in me, tu non credevi in denny
e solo grazie al rap ne siamo usciti indenni
per quanti colpi presi, i volti spenti
ora sleghiamo i polsi stretti
e voliamo verso mondi e pianeti
verso posti segreti, frate continuo lo show
fino alla fine del disco, finchè non finisco il flow
mi han detto che il microfono è il migliore amico che ho
e che il rap è un apostrofo nero tra le parole hip-hop

ed ogni volta che rimango deluso e affranto
io metto un pianoforte e poi viaggio
anche se dura più di 3 minuti soltanto
è un sollievo e faccio una fatica immane a trovarlo
ora che ho in mano un progetto
in mente il piano perfetto
ed io lo tengo per me
ed io lo tengo per me

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