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letra de zenzero - narratore urbano

chiudeva
nel taschino di un giubbotto, lungo
come le reti a strascico dei pescatori che solcano
l’atlantico nord occidentale le sue paure sigillate
in parole, faville farcite di c-cktail allo zenzero
e ombre proiettate sui muri periferici, nascoste
in discorsi evanescenti come fumo di sigaretta
catafratto dal neon di un hotel di lusso, con le insegne
enormi e riverberate nelle neutrе luci delle stazioni
ferroviariе e piene di quei borghesi viziati di merda
che odiava tanto, quasi come il trovarsi a tu per tu
con i pensieri, seduta su una panchina durante una qualsiasi
notte, scissa dal fohn in tante, minuscole particelle
di pulviscolo incandescente
il crepuscolo aveva lasciato depositare sul suo corpo
composto ed elegante, come un’esposizione d’art nouveau
il peso delle riflessioni, polvere frullata sui reperti
di un’infanzia noiosa e infelice ma al tempo stesso
poco eclatante al punto da non essere raccontabile ai posteri
portatori malati di una nuova era di risvegli
mattutini e statici spettatori di visioni spettrali
il suo essere, un anello di cenere che si contraeva
ossessivamente
inondando le strade
inondando i palazzi
inondando le montagne intere
e che affogava i passanti con la sarcastica ed
ironica presenza, permeata di ira viscerale
e amore per il sublime, un confine inviolabile
che si faceva manifestazione dell’etere:
un piccolo miracolo che si andava realizzando per i quartieri
di un sobborgo troppo distratto
per tendere l’orecchio
ed ascoltare

- narratore urbano

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