letra de isobarre - murubutu
[introdurre]
per quanto lei scapp-sse oltre le linee delle mappe
lui soffiava e le portava sempre le parole esatte
[strofa 1]
le dune del kanto, le luci sul caspio
le nubi sul carso, le rupi del caucaso
tra i fiori di campo e i fiumi di bangkok
l’impatto dei flussi sui cubi in basalto
e lui veniva a spirare sopra i declivi
muovendo le vite in fila con un rombo tremendo
muoveva i fili, i profili dei campanili
poi tigli dentro ai cortili con il mondo nel grembo
i ghiacci di baikal, le grotte di naica
la notte, poi l’alba, le porte delle highlands
le coste di sabbia, le rocce di danxia
le onde di arenaria nei canyon di paria
precipitavano nel cielo in picchiata dai grandi vuoti
erano i trucioli del cielo intagliato da lampi e tuoni
da quei buchi usciva un urlo, tutto si fece buio
la tua testa al crollo umano al nono grado della scala beaufort
[ritornello]
ma lui ti inseguirà per sempre, non basterà
non si fermerà mai
sulla pelle delle terre perenne, dove andrai?
con la pressione sulle tempie, come un boato
non si fermerà mai
con mille storie dentro il ventre, tu mentre
fuggirai
[strofa 2]
le coltri sul mondo, le torri d’avorio
i porti del fiordo, i ponti del borneo
e chi cercava le risorse e il perché dell’origine
trovava le risposte e l’archè di an-ssimene
saliva in cima i muri, ingrandiva le rive e i fiumi
carpiva, segna i carrubi
con un cenno d’-ssenso
lambiva i fiumi, guaiva sopra i dirupi
spegnendo per scherzo i lumi
e ingigantendo il silenzio
da quel picco fra la roccia e le nubi, una rocca tra i fulmini
dove la forza dei turbini ha corrotto i crepuscoli
una corsa fra i punti, una costa di fusti curvi
dove la lotta fra le luci squamava d’oro le cuspidi
pareva un caldo incanto, la nenia di un nuovo cantico
divinità dell’aria nell’alba di un nuovo pantheon
per tutti gli aquiloni con sintomi da infarto
gli stormi migratori con sindrome di wanderl-st
[ritornello]
ma lui ti inseguirà per sempre, non basterà
non si fermerà mai
sulla pelle delle terre perenne, dove andrai?
con la pressione sulle tempie, come un boato
non si fermerà mai
con mille storie dentro il ventre, tu mentre
fuggirai
[strofa 3]
gli strati di nembi, mari e deserti
i canti dei templi nell’ora dei vespri
i popoli inverbi nei luoghi più impervi
e che combattono il vento con lance e coltelli
e lei fuggiva sparendo fra i grani fini
tra i fili sotto gli ulivi dentro un tempo ormai perso
e lui ruggiva battendo le superfici
con la rabbia di chi afferma un antico possesso
e le correnti d’un tratto presero spazio e lo resero pazzo
nel p-ssaggio del rapporto micro-macro
lui soffiava nei p-ssi sulle rotte di un bacio
trasformandole le sinapsi nelle bocche di bonifacio
nella fuga e nella fretta lei perdeva la saggezza
le sfuggiva l’aria fresca e la carezza della brezza
lei sfuggendo alla tempesta forse si sarebbe persa
e con quel vento nella testa lei fuggiva da se stessa
[ritornello]
ma lui ti inseguirà per sempre, non basterà
non si fermerà mai
sulla pelle delle terre perenne, dove andrai?
con la pressione sulle tempie, come un boato
non si fermerà mai
con mille storie dentro il ventre, tu mentre
fuggirai
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