letra de iago - klebe
e′ poco tempo che ho iniziato a fare musica.
altrettanto poco c’ ha messo il pensiero di chi giudica.
o meglio di chi parla dietro a una tastiera sudicia,
schiacciando i tasti a caso dal via ad una guerra punica.
con due canzoni non mi reputo certo un′artista,
d’ altronde dimmi chi è che nasce già professionista.
posso dirti che mi piace, ci sono andato in fissa
ma tu dammi carta e penna e rinchiudimi in una cripta.
e’ uno sfogo che mi appaga, mi libera, mi stimola.
mi fa venire i brividi come in pista ad imola.
mi calma come guardare il mare su un′isola.
un viaggio che mi faccio con la cuffia che mi isola.
ogni frase scritta all′inizio sembra ridicola,
poi prende forma e gusto come vino in azienda vinicola.
ne afferri il concetto, ogni parola svicola
come stringere un’anguilla che si divincola.
un giorno arrivi tu col tuo commento che non ci sta,
seduto sulla tua poltrona come uno zar.
cosa sei un producer oppure una superstar?
no, rompi il cazzo come iago il pappagallo di jafar.
hai fatto il dj da ragazzo. va bene.
per vent′anni non hai più suonato. succede.
capisci di musica, di beat. chissene.
se il rap e la trap per te so’ chimere.
mi guardo allo specchio,
mi dico ci riesco.
non sarò un maestro,
umile lo ammetto.
lo faccio in silenzio,
le mie parole a tempo,
incise nell′argento.
le tue parole al vento.
non ho mai studiato canto oppure uno strumento,
ho solo voce e testo per tirare fuori ciò che sento.
so che devo migliorarmi, come tutto, studio ed allenamento.
per questo ora ci investo soldi, bestemmie e tempo.
con quale presupposto sei uscito fuori,
se ascolti solo musica degli albori.
non giudicare come re dai loro troni.
vai a correre nei prati e raccogli due fiori.
non posso farci niente se parli e già stoni,
se l’invidia è brutta meglio se la ingoi.
fai la tua vita e sogna i supereroi,
io continuo la mia marcia con gli scarponi.
ti manca qualcosa come a un arco la chiave di volta.
aggiornati il cervello col wi-fi magari c′ hai ‘na svolta.
c’ hai le sinapsi in corto, mesà stai sotto botta,
il cranio ti si sp-cca, sulla lastra, frattura scomposta.
per far tacere gente come te non c′è rimedio,
se in testa c′ hai i neuroni in guerra sotto assedio.
non ce la puoi fare manco t’aiutasse dio.
mi rubi l′ossigeno, ladro, come -rs-nio.
non importa se costa soldi o fatica,
continuo a farlo finché la penna mi vibra.
se un giorno poi la smetto pazienza è finita,
avrò qualcosa che rimarrà lì a vita.
mi guardo allo specchio,
mi dico ci riesco.
non sarò un maestro,
umile lo ammetto.
lo faccio in silenzio,
le mie parole a tempo,
incise nell’argento.
le tue parole al vento.
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