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letra de serata a citera - jacopo santi

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[strofa 1]
questa notte è senza vento e puzza anche un po’ di piscio
sui parchi e i tetti c’è la luna, forse, oltre ‘sto nebbione fitto
dovevo proprio salutare ‘sta natura, e poi, dici niente, ho incontrato anche te
in st fradd can, st afân asûrd brott cunpagna al pche
è che camminavo sul ponte coi miei amici quando a un certo punto ho detto
ho detto… ho detto… niente, ho detto: son solo rimasto fermo
e låur, i àn seguitè a andèr fin dove mi regge l’immagin-z-one
io ho girato i tacchi che tanto a m al dmandeva già da ore

[ritornello 1]
per ‘sta disagiatezza
o per i boicottaggi di citera
ma io che cazzo ci faccio con loro questa sera?

[strofa 2]
e questo era soltanto verso le dieci e mezza
l’ora in cui tutti gli altri regaz sono appena in partenza
e così io, anche io, io, mi sentivo finalmente parte di un tutto
un’appendice di miseria, nello specifico, su un sentiero lubrico
e già aspteva un venti pr andermn a ballare
ma dei kebab indigesti mi han persuaso a disertare
oh yeah, oh babe babe yeah oh yeah
e a pinseva maneggiando volgarmente dell’ortica
ch’a n såun pó acsé sudisfât di questa mia vita (esagerato)
non capivo proprio tutta ‘sta distanza tra me e il mio bro
né prendendola di petto né di filosofia cunpagna hobbes
[ritornello 2]
che spossatezza
che mi dà aspettare il bus per citera
ma io che cazzo ci faccio da solo questa sera?

[strofa 3]
eh, che ci faccio solo a v al degg mé in ‘ste giornate che propi boh
come quando vinci un premio, ma poi ti insignisce musk, e guardi ed è il darwin award
e tutto questo mi spiegava un alieno, sì, un alieno per la strada
e a questo punto eran più o meno le undici e quaranta
ma tu sicura t vu propi seintar ‘sta storia (ma se me la racconti… )
non ci vediam da cinquant’anni, no, ma ti ricordi che bei tempi erano allora
che eravamo (ah, sì… ) tutti più spensierati, (sì, sì… ) e più leggeri (eh, sì sì) sì, più leggeri anche nel senso… (no, ma in che senso scusa)
no, no, è che, emh, (no cosa) ma vabbè comunque son cinquant’anni… (e quindi? ti senti giustificato a… )
eravamo … più spensierati sì, emh, emh (eh… eh?)
ehh era senpatic l’alieno e sotto il lampione era pur giallo
e parlava italiano con carisma, nonostante qualche picciol fallo
e la mi testa la m prileva son salito sul suo ufo
la terra mi cadeva addosso chissà che c’era in quell’intruglio
che mi ha dato da bere prima di spiegarmi con costanza
che par mé l aviva in maint un tratamäint à la cartman

[ritornello 3]
e che stanchezza
vedere il bagarinaggio di citera
ma che cazzo ci faccio su un ufo questa sera?
[strofa 4]
pó quand ai ò pugè entrambi i piedi sulla terra
grondavo di sudore ma scalpitavo di fierezza
ho guardato la luna e l’ho misurata con il palmo
e se i miei calcoli son giusti doveva esser l’una e un quarto
ehh un tempo tra me e il mio bro andava tutto bene
adesso sono un po’ di anni che mi obbliga a ingoiare fiele
è un fatto di mentalità ormai, la distanza tra la mia e la sua vita
che giorno dopo giorno ti indurisce il cuoio e nelle ossa ti si infila
quassta la mi teorî, questa la mi’ scienza
a me giva da par mé con ormai poca pazienza
e ora son su una panchina e bevo molta acqua
la cosa mi diverte troppo e vado avanti ad oltranza
eh, i miei amici, già: io spero che mi ricordino prima o poi nel loro dolce sognar
oppure invece conviveranno sereni con la mia assenza come fanno già da tempo in piazza trafalgar

[ritornello 4]
che crudezza
la delocalizzazione di citera
ma io che cazzo ci faccio ancora in giro questa sera?

[strofa 5]
poi quando ho dismesso, finalmente, di ber acqua
al pṡeva quater chili al mi ståmmg e a sån crudè a tera: avevo una gran nausea
punto. mi son ricordato allora della mia dolce metà
palombara anche lei, certamente, di stanotte in qualche bar
ma io sento che non sono bravo, e non so proprio come si fa
tutti invece capacissimi e sempre a dar consigli e mi stanno sul cazzo più delle rime in -à
e allora mi son riarrangiato in piedi e l’ho lasciata andare col pensiero
mo lî la s é fata yo-yo e la tåurna só, ed è tutta notte che la penso
alternata ai miei amici a instronzirsi chissà dove
sono le due e venticinque miei signori e mie signore
ho deciso allora di fare un ultimo giro attorno
ché mi spiacerebbe non rincasare ad un orario tondo
ho sentito un suono, m’è parsa una giumenta, e invece eri te che da un tombino te ne venivi su
quasi rivelazione angelica, classe belzebù
e alåura, lé såtta, sà fevet non me lo dici?
ah be’, simpatica anche te, guarda se vuoi puoi raggiungere i miei amici
boh, laggiù (ciao) (ciao)
comunque bello vederti eh, dåpp tant ân
a t aviva anc scrett na canzunatta ma adesso proprio non mi va
e poi il tempo stringe vedi: vorrei essere a casa per le tre
ma è curioso che mi squadri tutto proprio come faccio io con te
[ritornello 5]
e passeggiando sul c-n-le in ebrezza
passa un vascello e il capitan w mi dice: “vieni, vieni è giunto il tempo che torni a casa, non puoi più startene qui che sennò dopo non parti più e te ne innamori, insomma devi andartene via da citera”…
citera? c’è questa qui… non che avessi delle aspettative, ma… le statue…
ma perché cazzo sono al mondo questa sera?

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