letra de una corsa - gianni maroccolo/claudio rocchi
quando la linea all’infinito è larga e dritta
e non ci sono ostacoli davanti agli occhi
e tutto quello spazio aperto è come vuoto
si può decidere di disegnare liberi
ogni progetto, ogni visione, ogni avventura
ogni trasformazione ha senso ed è a misura
delle opportunità che vivono nel centro
di ogni persona, che sarebbe a dire dentro
sotto di noi, sopra di te, di fianco a me
quando un respiro basta e avanza ad avere ritmo
e con l’inerzia di uno spunto si fa avanti
un salto che ci fa ruotare dentro al cielo
rest-tuisce al nostro sonno un altro volo
e si può correre e si riescono a trattare
le dimensioni di altri mondi e altro volere
lo spazio e il tempo finalmente dilatati
fuori dalla prigione che li ha mascherati
come impossibili, impraticabili
trovare il filo della storia dei secoli
andare fino in fondo ai tempi, come sono stati
lasciarsi scivolare, portare, plasmare, inventare
ricucire dagli strappi, consolare
smalt-ti da risorse ultraterrene, riprendersi le arti
le ali la telepatia, la sensibilità di dimensioni multiple
caleidoscopiche, prismatiche
ed essere coscienti semplicemente di essere infiniti, eterni
illimitati nelle pieghe di un dettaglio, anime di luce
splendenti, scintillanti
immanenti, curiosamente attenti
intraprendenti
e prendere i destini come tempi di part-te da giocare
su campi fatti apposta per essere decisi e impostati
percorsi illuminati, circostanziati, posti preparati
nelle ragioni ultime e vincenti, fatte di riverberi di suoni
di parole, di gesti, di pensieri, di intenzioni e di regali
che conservano le ceneri dei limiti nel percorso delle terre
nei tempi, nelle guerre
e così sia, così sarà, così certamente era nello specchio
che riflette il p-ssato nel futuro, le ombre contro il muro
il tenero nel duro, l’incerto sul sicuro
il falso contro il vero, il bianco dentro il nero
le vincite ai tornei delle escursioni mirate alla corte dei miraggi
ancore sui fiumi che vanno dentro al mare
a fermare intuizioni che non vadano distrutte
tralasciate, erse, sommerse
i cuori alterati, i ricevitori accesi
e allora eccomi qui stanco, esausto
riempito da ogni spazio vuoto
svuotato da ogni troppo pieno
finalmente sereno, finalmente sereno!
sai come mi sento?
finalmente sereno!
finalmente sereno finalmente sereno!
e così, se vuoi, possiamo riparlarne
magari prendere un tè
farne un’occasione
uno spuntino di presente
che dici, ce ne usciamo dal p-ssato
che ci ha devastato?
facciamo una nuotata, un tuffo, un volo
una corsa con le gambe ritrovate?
una corsa, una corsa, una corsa
una corsa, una corsa, una corsa…
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