letra de un tranquillo festival pop di paura - gianfranco manfredi
il parco ha tante entrate
chissà chi pagherà
ma il parco non ha uscite
il prezzo non si sa
hai chiesto una risposta
e il gruppo te la dà
sta chiusa in un panino
di b-ssa qualità
la giunta ci ha concesso
il prato e l’acqua no
la giunta è di sinistra
lo sporco non lo so
e poi c’è stata tolta
l’elettricità
perché si viva al buio
la nostra estraneità
e siamo tutti insieme
ma ognuno sta per sé
la ricomposizione
si sogna ma non c’è
ognuno nel suo sacco
o nudo tra il letame
solo come un pulcino
bagnato come un cane
il palco è come un ponte
che non unisce niente
ci p-ssano i cantanti
fischiati dalla gente
qualcuno un po’ più furbo
fa battere le mani
o tira fuori il coro
dei napoletani
e vuoi vedere in faccia
il proletariato giovanile
perché è lui l’invitato
che doveva venire
ma senti già nell’aria
una strana vibrazione
che nasce dai feticci
vest-ti da persone
e tutta una gran merda
la colpa di chi è?
lo stato, il riformismo
i gruppi, il non so che?
la merce sta abbracciando
la festa popolare
ed entra dentro i corpi
tra il piscio e le bandiere
sì sta sfasciando tutto
persino la teoria
perché il nuovo soggetto
pare che non ci sia
e se l’espropriazione
significa qualcosa
è che la nostra vita
è diventata cosa
il desiderio grida:
ecco la polizia!
fumo di candelotti
non si sa dove sia
ma c’è sull’altro prato
qualcuno che m-ssaggia
magari con lo yoga
ti p-ssa un po’ di sgaggia
non si capisce nulla
si ha voglia di fuggire
la festa… quale festa?
non ci si può più stare
uno col cazzo fuori
sta ancora lì a cercare
vuole portarsi in tenda
la donna da scopare
qualcuno c’è riuscito
a vincere la notte
ad aspettare l’alba
più avanti delle botte
qualcuno c’è riuscito
a entrare negli sguardi
a leggersi negli occhi
che non è troppo tardi
si celebra sul palco
l’ultima pantomima
si bruciano le buste
vigliacca l’eroina
ma c’è chi il suo nemico
lo cerca per il prato
e con lo sp-cciatore
ti spranga lo sp-cciato
è l’ultimo spettacolo
no, non solo della festa
la mia generazione
che svuota la sua testa
e vuole vederne i pezzi
e non li vuole vedere
vuol leggersi nel corpo
ma anche sul giornale
le cinque di mattina
suoniamo tutti insieme
si balla come matti
ci sembra di star bene
le donne son fuggite
c’è solo una modella
che balla all’africana
l’ultima tarantella
ed anche qui nel rito
c’è la contraddizione
nella felicità
la nuova repressione
il parco è ormai nascosto
è tutto una lattina
abbiamo fatto il punto
e niente è come prima
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