letra de generazione - francesco rainero
e ti svegli una mattina e ti chiedi cosa è stato a rigettare i tuoi
pensieri sulle cose del p-ssato prendi un fazzoletto nero che
conservi in un c-ssetto cominciare tutto un giorno forse un giorno
maledetto frequentando certa gente di sicuro differente un battesimo
di rito con il fiato stretto in gola quando già finiva pugni sui
portoni di scuola inciampare in un destino che già ti cresceva dentro
da bambino ed un ciondolo d’argento che ti tieni intorno al collo
odio-amore per cercare di capire una logica ideale una logica ideale
a cui ciecamente credi e tua madre piange sola e ti osserva dietro i
vetri perché sa che non perdona questa
guerra perché sa che non ha pace la sua terra.
un part-to vecchia storia un’eredità che scotta nell’ambiguità di
sempre con un senso di sconfitta ignorare circostanze giochi -ssurdi
di potere che ne sai di quel p-ssato di nostalgiche illusioni di un
confronto che da sempre sei è attuato coi bastoni e sentirsi vivere
dentro, a vent’anni hai l’occasione per cercare di dare un senso alla
tua rivoluzione e poi la sera di gennaio resta fissa nei pensieri
troppo sangue sparso sopra i marciapiedi,
e la tua generazione stagliò al vento le bandiere gonfiò l’aria di
vendetta senza lutto né preghiere su quei p-ssi da gigante e per un
attimo esitare scaricando poi la rabbia sulle auto lungo il viale tra
le lacrime ed i vortici di fumo da quei giorni la promessa di restare
tutti i figli di nessuno pochi giorni di prigione ti rischiarano la
vista dimmi come ci si sente con un’ombra da
estremista cosa provi nelle f-rs- di avvocati e tribunali.
ed alberto che è finito dentro l’occhio di un mirino la democrazia
mandante un agente è l’-ss-ssino e francesco che è volato
sull’asfalto di un cortile con le chiavi strette in mano strano modo
per morire braccia tese ai funerali ed un coro contro il vento oggi è
morto un camerata ne rinascono altri cento e il silenzio di una cosa
che rimbalza su ogni muro questa volta pagheranno te lo giuro poi la
sfida delle piazze ed i s-ssi nelle mani caroselli di sirene echi
sempre più lontani quelle bare non ancora vendicate le ferite quasi
mai rimarginate ma poi il vento soffiò forte ti donò quell’occasione
di combattere il sistema in un’altra posizione tra la fine del
marxismo e riflussi del momento costruire il movimento tra le angosce
dei quartieri ed un popolo una lotta chiodo fisso nei pensieri e
generazioni nuove in cui tu credevi tanto poi quel botto alla
stazione che cancella tutto quanto e al segnale stabilito si da il
via alla grande caccia e i fucili che ora puntano alla faccia e le
entrate in grande stile dentro l’occhio del ciclone tra le spire
della santa inquisizione poi le tappe di una crisi di una storia
consumata di chi trova la sua morte armi in pugno nella strada di chi
viene suicidato in una stanza di chi fugge e di
chi chiude nei c-ssetti anche l’ultima speranza.
e ti svegli una mattina sulle labbra una canzone e l’immagine si
perde sulla tua generazione quei ragazzi po’ ribelli un po’ guerrieri
che hanno chiuso nei c-ssetti e in
fondo ai cuori tanti fazzoletti neri
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