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letra de morphing - zona mc

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bentornati alla rubrica “dal senso comune alla scomunica del suo senso”, l’-ssioma da cui partiamo oggi è: “io sono fatto cosi”

l’io non esiste se non come creazione e illusione, infatti fin dalla sua origine storica la conoscenza è un morphing metaforico, un’interpolazione di forma fra l’oggetto della percezione e i bisogni del soggetto in questione, quindi spesso la frase sopracitata è una presunzione conoscitiva o giustificazione che frena l’introspezione e l’evoluzione girando la medaglia. ultimamente sognavo ad occhi aperti di essere un’altro e ciò mi rivelava un vuoto –
che però non affrontavo restando nella routine in cui inserivo quella proiezione come sfogo, burattinaio che termina lo spettacolino a testa b-ssa e intanto il teatro dell’autostima è in rogo, e io che mi lamentavo di non avere nemici solo perché dimenticavo che sono nascosti nell’ultimo posto dove guarderesti, come dietro ai dogmi che erigi. voler essere john malkovich è uno dei mali attuali ri-ssunto nel brano “voglio farti innamorare tanto” da max pezzali, apologeta della mediocrità che ama ogni cosa ma nella routine, ma quindi ama solo la routine con l’amaro in bocca e una modestia frutto di vertigini nel mare dove non tocca, tocca smontare questa morale e ricostruirla con calma partendo dal niente. come azzerandomi nella meditazione trovo in me stesso cose che non troverei attivamente, è il potere del silenzio che sulla terra non esiste, nel senso di -ssenza di rumore, ma è calmarsi ascoltare e ascoltarsi, aprirsi a ogni odore, sapore, colore, bruciore, in parole povere chi non affronta il nulla poi cerca di riempirlo senza pazienza tutto in una volta, in parole ricche… tutte le parole son povere in confronto alla ricchezza dell’esperienza: ogni definizione è una condanna che incarcera il divenire e io faccio violenza sulla violenza della scienza, mentre l’uomo medio che cerca di fuggire dal tedio con novità e mutamenti sacrifica ai media la sua capacità di riconoscere i veri mutamenti. voi continuate a far i saggi nello spazio che vi ha dato murdoch su miospazio, ma forse i veri saggi sono altrove a mutare lo spazio da euclide, riemann, lobacevskij, einstein, calaby-yau, ohhh, finalmente un po’ di noia, la provo cosi raramente che -ssieme allo stupore ora è la finestra grazie alla quale mi trovo affacciato sul niente. chi inganna il tempo viene ingannato dal tempo, “chissà chissà chi sei chissà che sarà di noi lo scopriremo solo” costruendo i sogni che non metto in un c-ssetto, tipico esempio di posto stretto e nascosto l’opposto di un grande progetto o nel nostro caso un denudamento diretto nelle falloforie greche si adorava un vermiceddu eretto di legno gigante nel paese del sol levante lo fanno ancora alla glande! “astronomia è la parola che ingoia tutte le parole”, affrontiamo l’inesprimibile con ironia, la volontà di verità che ingoia biblioteche è una forma di bulimia, la conoscenza è metabolismo; per usare una metafora meno legata al nerdismo, e al nericordobenesoloilnomismo, movimento che non ricordi perché al liceo un povero cristo te l’ha insegnato in modo manualistico, senza affrontare il vuoto intrinseco. ci sono cose che nella vita ho imparato subito, come l’empirismo; un mio amico alle elementari rispondeva ad ogni mia frase dicendo “dammene le prove” ed essendo spesso le mie prove nel p-ssato o altrove complicava ogni discussione riuscendo a dimostrarne quasi sempre l’indimostrabilità. certe cose come il silenzio invece le imparo in modo cosi lento che a volte mi sembra di non impararle mai, forse poiché tra queste c’è la pazienza, paziento. i cambiamenti strutturali, sono lenti e graduali
“questa non è una pippa”
“questa non è una pippa”
“questa non è una pippa”
“questa non è una pippa”
“questa non è una pippa”

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